Attività, Pogrom, Ucraina, Polonia di Michele Santulli



Una pagina della Storia all’insegna della efferatezza, tenuta in disparte e che oggi affiora grazie alla rete

Pogrom è una parola russa che significa, si legge in rete, violenta sollevazione popolare, massacri, saccheggi, da parte di una maggioranza contro una minoranza, con l’inerzia, non sempre, delle autorità. L’odio verso gli Ebrei risale agli inizi della storia e alle crociate e così le persecuzioni: la colpa imputata era la Crocifissione di Cristo; nei secoli successivi in tutta Europa subentrarono altre motivazioni e nuovi pretesti: soldi, invidia, il diverso, ecc. Basta sovente un gaglioffo insolvente che eccita e aizza la gente. Mostruose le persecuzioni e le prevaricazioni nel 1400 e 1500 in Spagna, i più feroci e spietati: escogitarono tutti i mezzi per ‘purificare il sangue spagnolo’ dalla presenza giudea e da quella araba, un totale di almeno ottocentomila soggetti, una fetta sostanziale della economia e della cultura nazionali, da secoli, perfettamente integrati nella società: eppure spietatamente perseguitati e scacciati dal paese, tutti. Alla medesima epoca, con a capo il monaco domenicano Torquemada, assurto a simbolo di atrocità ed empietà, entrò in attività la famigerata inquisizione, dovunque nell’Europa cattolica. Nei medesimi anni impiantarono i cosiddetti ghetti dove venivano costretti gli Ebrei, nei quartieri più degradati delle città. Un secolo più tardi sotto Luigi XIV il cosiddetto Re Sole, altre persecuzioni e massacri contro Ebrei e altre minoranze religiose, nel segno questa volta di ‘un re, una patria, una religione’. Perciò continue fughe nei luoghi meno fondamentalisti: Anversa, Amsterdam, Francoforte sul Meno, Colonia, Duesseldorf e poi in grande numero verso l’Europa orientale. Fu nei paesi dell’Est Europa che dal 1450 e poi continuamente, avvenne la diaspora, cioè la fuga dai persecutori: i più ‘ospitali’ furono la Polonia poi divenuta in gran parte Russia, la Ungheria, la Romania, anche la Bulgaria e poi gli Stati Uniti: qui le confessioni religiose erano varie, non solo cattolicesimo.

Ma pure in questa parte d’Europa non ci fu pace per gli Ebrei e le persecuzioni si comincia a chiamarle pogrom, erano frequenti, centinaia, di solito di lieve entità, per i pretesti più vari. Il primo, rilevante, fu l’assalto al ghetto di Francoforte sul Meno: una folla incattivita e invelenita, debitrice di soldi verso gli Ebrei, capeggiata da un pregiudicato anche lui debitore, assalì gli Ebrei, smantellarono le attività e li costrinsero alla fuga, così distrussero o recuperarono tutte le obbligazioni firmate o i pegni dati a garanzia. Era l’agosto del 1614, poi molte altre sollevazioni ovunque nella Germania pur se limitate a pochi individui, poi più nulla fino al Nazismo. Terribilmente sanguinosi invece si registrano pogroms già agli inizi del 1600 in Polonia e in Ucraina, russa, dove furono massacrate e seviziate centomila persone, la maggioranza Ebrei, pari a un terzo delle presenze nei due paesi.

Data fatale è marzo 1883, l’assassinio dello Zar di Russia, di cui falsamente fu incolpata una comunità ebraica, che diede inizio ai pogroms veri e propri in Russia ed esattamente in Ucraina per i motivi più disparati, soprattutto per soldi. Altre violenze in Slovacchia e Moldavia. E’ nel corso del 1900 che si verifica l’apocalisse della comunità ebraica, soprattutto in Polonia e nella Ucraina russa.

Durante la guerra civile russa, dopo ottobre 1917, si contarono migliaia di pogrom come si legge in rete, in prevalenza da parte di nazionalisti ucraini: uccisi tra 50.000 e 200.000 ebrei, si contarono, circa 200.000 feriti o mutilati, migliaia di donne violentate, circa 50.000 vedove: un aspetto terribile e esecrabile fu: circa 300.000 bimbi orfani!! Il grande pittore Chagall raccontava con commozione e terrore della sua esperienza giovanile di insegnante presso quegli orfanotrofi.

Nel marzo 1920 a Tetiiv, piccolo centro dell’Ucraina centrale, nel corso di un pogrom durato 10 giorni, i nazionalisti diedero fuoco ad una sinagoga affollata, uccidendo almeno 1.100 persone. La cronaca registra che dal 1917 al 1920 in Ucraina si ebbero circa 60.000 vittime. Prima della II guerra mondiale a Leopoli, oggi Ucraina, abitata da polacchi e ucraini, maggioranza cattolica, vivevano circa 200.000 ebrei: nel 1944 quando vi entrarono i russi liberatori, solo 200/300 vivi!

A Odessa, anche Ucraina, sul Mar Nero, dove già negli anni precedenti numerose sollevazioni avevano devastato i quartieri ebraici, il 22-24 ott.del 1941 e giorni successivi i rumeni in prevalenza con la partecipazione dei locali fucilano o bruciano migliaia e migliaia di inermi ebrei, le strade della bella città grondarono sangue: una città, Odessa, con un’impronta culturalmente ebraica, alla stregua di Vienna e di Berlino, con quasi 200 mila ebrei: quando i russi il 10 aprile 1944 liberarono la città dai nazisti e compagni, trovarono, scrive la cronaca, solo 703 ebrei vivi!

Ancora agli inizi della II G.M. anche nella Polonia cattolica circa 250.000 ebrei vittime in vari pogroms!

In realtà la Polonia e la Ucraina russa evidenziavano le comunità ebraiche più numerose, perfettamente integrate nella popolazione.

Il 10 luglio del 1941 almeno 340 ebrei polacchi, tra uomini, donne e bambini, furono assassinati nel pogrom di Jedwabne in Polonia: la popolazione polacca pretestuosamente massacrò e poi bruciò vivi una quantità di ebrei, dicono 340, in realtà, scrivono i ricercatori, almeno duemila, per odio contro il diverso.

Vicino a Kiev, Ucraina, si trova Babij Jar, un enorme burrone, più di una Rupe Tarpea romana, molto più delle Fosse Ardeatine: qui tra il 29 e il 30 settembre 1941 furono gettati i corpi di 33.771 ebrei, da nazisti con la partecipazione di reparti ausiliari ucraini. Migliaia di persone, tra cui donne, bambini e anziani, furono condotte e uccise a Babij Jar anche nelle settimane e nei mesi successivi, assassinate a sangue freddo altre minoranze. Gli ebrei di Kiev sterminati furono catturati in retate, dopo le denunce della popolazione locale. Alla fine della carneficina, si contarono duecentomila morti, metà dei quali a Babij Jar.

Nel 1946 e 1947, a guerra finita, gli ebrei scampati ai campi di concentramento trovarono morte violenta che li aspettava in Ungheria e in Slovacchia, particolarmente odioso l’eccidio di Kielce del luglio 1946, in Polonia, dove la popolazione massacrò e bruciò vivi nelle abitazioni qualche migliaia di Ebrei, per impossessarsi dei beni, non solo per odio.

Gli ebrei tutti abbandonarono la Polonia: in Ucraina oggi della ricca e colta e industriosa comunità originaria di qualche milione, si contano circa quattromila Ebrei! Tutti sterminati! Con la nascita dello Stato ebraico nel 1948, si calcola che almeno 250.000 Ebrei sfuggiti alle carneficine dei pogroms, abbiano abbandonato l’Europa orientale e tornati nella “terra promessa”.

Michele Santulli