Altri eventi, Quando i Sabini (si) chiamavano SABO, dal 29 giugno al 12 luglio 2008 Fara in Sabina


La storia dei Sabini raccontata ai Sabini

UNA STORIA LUNGA DUE MILLENNI

Testaccio, Roma, la notte di un normale venerdi… Steven cammina tra la folla di piedi e di ruote che ad ogni week-end affolla i locali dello storico quartiere capitolino. Per lui non è un’abitudine, lui è il primo fine settimana che passa in Italia. È uno che ai locali è abituato, alla confusione notturna di Elephant & Castle, alle piccole luci al neon di King’s Cross, ai colori fluorescenti di Soho. Eppure in quel posto c’è qualcosa di speciale, qualcosa di magico, di diverso.. Non tanto nelle persone, quanto piuttosto nei suoni delle vie, nei sibili dell’aria, negli echi della terra. Come se qualcosa tutto intorno a lui, fin sotto i suoi piedi, cercasse di tornare fuori dopo essere stata celata per troppo tempo. Steven non poteva sapere quanto il suo pensiero potesse aver sfiorato il vero. Non poteva sapere che proprio sotto i suoi piedi, duemila anni prima, scambi frenetici di mercanzie davano origine a quello che sarebbe diventato il più grande impero del mondo occidentale. Non poteva sapere che quei cinquanta metri di altitudine erano il risultato di un gigantesco deposito di anfore trasformato dal tempo. Non poteva sapere che proprio sotto i suoi piedi si plasmava la grandezza di Roma, discesa dal letto del Tevere, a 40 km in direzione nordest. E da un grande popolo di una grande città: i Sabini di Cures, figli del dio Quirino, destinati a segnare per sempre il futuro della storia romana…

È da qui che vuole partire Quando i Sabini (si) chiamavano Sabo, dal momento in cui storia e leggenda si fondono diventando indistinguibili. Quella stessa storia e quella stessa leggenda che invece sono ben separate in questo viaggio spettacolarizzato attraverso Cures e la Sabina, dalle origini alla sua scomparsa. La leggenda di un popolo eletto, disceso direttamente da Enialo, eroe talmente valoroso da essere elevato al rango di un dio della guerra, il cui nome divenne prima Quirino e poi Marte. La leggenda di una discesa partita dalla valle del Velino e giunta nella terra predestinata: le tre cime della Valle degli Arci, con i loro corsi d’acqua Farfa e Corese. Leggenda che diventa storia, con la nascita di Cures, la città più grande ed importante del popolo sabino. Una città divenuta in breve tempo epicentro economico e risorsa degli approvvigionamenti di tutti gli abitati limitrofi, tra i quali una piccola ed appena nata Roma. Storia e leggenda si toccano di continuo nel racconto di Cures, passando dal ratto delle Sabine operato dai romani all’incoronazione di Numa Pompilio, dai sacrifici delle primavere sacre ai traffici economici lungo il letto del Tevere, dal doppio regno Romolo-Tito Tazio ai contrasti e dissapori politici. Cures e Roma, stelle troppo grandi per un cielo troppo piccolo. Due città unite e divise nello stesso tempo, e per il tempo che verrà. Fino a quando l’inevitabile crescita di Roma non portò l’ombra su Cures. Tutto questo è il viaggio di Sabo, la narrazione che ripercorre, tra storia e leggenda, le origini, l’ascesa e la caduta della città di Cures, il cui popolo valoroso ha determinato la nascita della romanità ed è stato, e sempre sarà, conditor gentis Sabinae…

LE ORIGINI

“La storia è di ch la racconta…” Attraverso un racconto storico-mitologico incentrato sui personaggi, sui luoghi, sui tempi, nasce la storia di Cures: Modio Fabidio, figlio di Enialo, discese dalle antiche sedi dei sabini, passando per Cotilia, entrando nella conca reatina, prima di scorgere quei 30 ettari di “una piccola parte di mondo” che diventeranno per sempre la sua dimora, la Valle degli Arci, con le sue tre cime: Casino d’Arci, Santa Maria degli Arci e l’ultimo colle, il Colle Occidentale. “Un vero angolo di paradiso, deve aver pensato Fabidio, che infatti non ebbe alcun dubbio, e lì si fermò…” Nacque così, nei campi tra Corese Terra e Passo Corese, la città che ebbe un ruolo determinante per la crescita e l’espansione del popolo sabino nel resto del centro Italia, e contribuì in maniera incisiva alla nascita ed allo sviluppo della romanità.

Gli attori di Estate ’97 raccontano la storia di Cures e dei Sabini utilizzando tutta la potenza della rappresentazione teatrale: gli artifici sensoriali, quali luci, costumi, scenografie, sono tutti perfettamente mimetizzati nei luoghi, dando l’assoluta dominanza alla narrazione, alla storia…

È in un viavai continuo tra Roma e Fara Sabina che questa storia prende forma: in quasi due anni di ricerca, tutt’altro che facile, e rielaborazione delle fonti. Tra intellettuali greci (Archiloco, Galeno ed altri) e latini (Tito Livio, Varrone, Catone ed altri), leggende più o meno comprovate e l’incessante (e determinante) lavoro archeologico, con molteplici fondamentali ritrovamenti, si snoda lo spettacolo. La grande forza, i valori, la fermezza di ideali del popolo sabino balzano agli occhi sin dal principio, dando chiara percezione di come essi siano inevitabilmente protagonisti della nascita di Roma. Roma che, nella classica logica del “nuovo che avanza”, divenne in poco tempo una realtà troppo grande da poter contrastare. Mentre Cures, attraverso il leggendario ver sacrum, espandeva le radici del suo popolo, dando origine alla moltitudine delle etnie ancora presenti nel centro del Paese. Etnie unite nel “popolo Sabellico”, abitante di quella “Regio IV” dove, secondo Plinio il Vecchio “abitavano forse le genti più coraggiose d’Italia”. Ed aveva ragione…

Sabo è un viaggio attraverso quella parte di storia troppo spesso confinata a piccoli trafili e poche righe. Una storia sibilata, detta sottovoce, all’interno della quale si nasconde il più affascinante dei misteri: quello delle origini della Sabina, la nostra terra…

Un viaggio spettacolarizzato tra la forza narrativa e la precisa ricostruzione scenografica realizzata dall’associazione Arte in Strada, che ha contribuito fin dall’inizio, contribuisce ancora, alla realizzazione della più completa rievocazione storico-mitologica delle origini del popolo sabino. Oggetti di scena, carteggi, ambienti recitativi, tutto è riprodotto minuziosamente, dando vita ad un suggestivo viaggio nel passato duemila anni fa, ed oltre…

D’impatto la colonna sonora, realizzata interamente dal laboratorio musicale di Estate 97. Suoni tradizionali, rumori di Sabina, si fondono in perfetta armonia per creare un’atmosfera magica…

SINOSSI

Il viaggio spettacolarizzato di Sabo è incentrato su tre micro-rappresentazioni separate ed unite allo stesso tempo. Dalla pura narrazione di Curesando, viaggio nella storia di Cures e dei Sabini, si passa al Ratto, affresco di una delle leggende più conosciute d’Italia vista dall’interno dei personaggi femminili, per giungere al Ver Sacrum, puro momento di potenza espressiva, dove alle parole si sostituiscono i movimenti per cogliere il senso della ritualità attraverso la quale i Sabini hanno colonizzato le terre del centro Italia

I LUOGHI E LE RAPPRESENTAZIONI

FARA IN SABINA – PIAZZA DEL MUSEO CIVICO

29 GIUGNO 2008 ORE 18 – CURESANDO

Tutto parte da Fara. L’atmosfera suggestiva del capoluogo comunale, le emozioni racchiuse nel museo civico, fanno da sfondo alla prima delle cinque rappresentazioni in programma, il primo Curesando, la storia dei Sabini. Non a caso è stata scelta la scalinata del museo farense, posto così pieno di storia sabina da poter narrare da solo le origini di Cures. Tra luoghi magici ed oggetti di epoche remote i personaggi, verrebbe quasi da dire, assumono un ruolo marginale nella rappresentazione. Ed è qui che si mostra il prestigio di Fara, il prestigio di Sabo. Perché la forza narrativa di Curesando diventa dominante, grazie a Fara ed al suo museo, magia irripetibile di un territorio unico.

TALOCCI – PARCO FRONTE PESOLE

4 LUGLIO ORE 21 – CURESANDO

“Dal capoluogo alle capanne… le prime abitazioni dei sabini”. La narrazione prosegue per le vie di Talocci, il terzo lato (insieme a Corese Terra e Passo Corese) del triangolo entro il quale nacque Cures, la città protagonista di Sabo. Talocci, dove le tradizioni sembrano non fermarsi mai, dove si imparano quelle cose che non andrebbero mai dimenticate, quelle cose che fin dall’epoca storica hanno segnato il nostro Dna. “E mescendo il vino te invocano o Bacco…”. La coltivazione della vite, la torrefazione dei cereali, la disseminazione dei campi, la produzione di olio. Tutto questo, nel forte braccio della Sabina che ha contribuito alla nascita ed alla prosperità di Roma, da sempre.

SANTUARIO DELL’ARCI

6 LUGLIO 2008 ORE 18 – IL RATTO

La potenza evocativa del Ratto delle Sabine in uno dei luoghi chiave del viaggio di Sabo: Santa Maria degli Arci, uno dei tre colli che Enialo, il dio padre dei Sabini, aveva visto nel suo disegno. Sorsero qui i primi insediamenti della gente di Modio Fabidio. È da qui che, lungo il Corese, le genti sabine sfociavano nel corso del biondo Tevere e poi verso l’ancora poco conosciuta Roma, per commerciare i prodotti della terra. Sembra quasi di sentirla la terra muoversi sotto i piedi, tremare quando Tito Tazio, il predestinato, partì alla volta di Roma per riprendere le donne sabine. Anche da qui, da Santa Maria degli Arci.

CORESE TERRA – TEATRO DELL’UNIVERSITA’ AGRARIA

12 LUGLIO 2008 ORE 21 – IL RATTO

Il Castellum Curtense, meglio conosciuto come Correse (oggi Corese terra), ha conservato intatto il nome di Cures fino al tardo Medioevo, custode di una tradizione leggendaria. L’ultima fiamma della forza sabina ha brillato per molto tempo lungo le vie di Corese Terra, al riparo prima dai pericoli della “sorella superba”, Roma, poi dalle nuove genti venute dal Nord. Ed è qui, ancora oggi, che si tiene fede a quel “patto” di protezione, ed il nome di Cures echeggia ancora lungo le strade. Un nome, nel ricordo del quale si rievoca uno degli avvenimenti che diede il via, secondo la leggenda, al declino del valoroso popolo sabino.

PASSO CORESE – PIAZZALE DELLA STAZIONE F.S.

13 LUGLIO 2008 ORE 18 – VER SACRUM

Il tema della partenza, del viaggio verso terre lontane e sconosciute, dell’addio, sono al centro dell’ultima tappa del viaggio di Sabo. Partendo proprio da dove oggi si parte, andando proprio dove oggi si va: la stazione, intorno la quale è nato e prosperato il più giovane e allo stesso tempo più grande dei figli di Cures: Passo Corese. Dove un gruppetto di indigeni misto a passanti della Seconda Guerra Mondiale ha affondato le proprie radici, dato vita alla propria gente. Dove il treno fa da viatico a scambi continui, corposi e quotidiani con Roma. Dove qualcuno, nei continui viaggi, parte e non torna più, instauratosi in un altro posto nel quale, a sua volta, ha affondato le proprie radici, dato vita alla propria gente. In un Ver Sacrum che dura da due millenni... E che proprio qui, lungo i binari della stazione, riprende vita con parole, forme, colori, di un tempo che forse non è mai passato. E di una città, Cures, che continua a vivere negli aliti di vento che soffiano sopra le colline sabine.