Altri eventi, ISOLINA E LE ALTRE….



<span style="font-style:italic">Una mostra d’arte contemporanea per discutere di condizione femminile e violenza sulle donne

Sabato 24 maggio 2008 si apre presso Palazzo Marcotulli a Rieti, via Garibaldi 241, la mostra d’arte ‘Isolina e le altre…’ a cura di Cinzia Minuti Innocenti, promossa e coordinata da Barbara Pavan per Studio7.it, con il Patrocinio della Regione Lazio, Provincia di Rieti e Comune di Rieti.

Ispirata da un libro di Dacia Maraini, ‘Isolina e le altre…’ costituisce il tentativo di affrontare ed aprire un ampio dibattito anche attraverso l’arte, sulla condizione femminile e sulla violenza sulle donne, al di là della cronaca nera e dei luoghi comuni, trasformando l’arte contemporanea anche in un ‘contenitore’ di eventi, consentendo così non solo una riflessione profonda che viene dall’evento artistico ma altresì un confronto interattivo e ad ampio raggio con il pubblico e con associazioni e professionisti che da diverse direzioni agiscono ed affrontano le molteplici problematiche che le donne si trovano ad affrontare.

La mostra presenta i progetti di ventuno artisti provenienti da tutto il territorio nazionale che hanno elaborato la tematica attraverso diverse tecniche, dall’installazione alla pittura, alla fotografia, alla video arte, indagando aspetti talvolta nascosti della violenza: Donatella Berra, Stefania Bisacco, Alfredo Bonanni, Max Bottino e Carla Crosio, Daniela Caciagli, Cristiana Cerrini, Valentina Crivelli, Gianfranco De Felice, Giuseppe De Matthaeis, Eliana Frontini, LuBott, Sergio Luzzi, Cate Maggia, Laura Micheli, Daniela Nasoni, Francesca Pastore, Barbara Maria Piccinini, Andrea Sampaolo, Raffaella Simone e Franco Sinfisi.

Nella nota introduttiva delle curatrici si legge: ‘Le violenze sulle donne sono purtroppo un tema di grande attualità: violenze che non si esauriscono con la semplice definizione di percosse o violenze fisiche, perché è violenza anche il ricatto morale o affettivo, è violenza la pressione psicologica, è violenza il plagio, il dileggio, l’aggressività verbale: è violenza ogni volta che il più debole o il più fragile tra due o più individui subisce una sopraffazione di qualunque genere. Sono ancora troppo spesso le donne le vittime di queste sopraffazioni, complice un retaggio culturale difficile da cancellare del tutto e per sempre, che spesso impedisce persino a sé stesse di giungere alla consapevolezza di essere vittime.

In una società altamente competitiva, frenetica e schizofrenica come quella in cui viviamo, il tempo per riflettere e guardarsi intorno è sempre più ristretto. Sempre più difficile è comprendere e individuare dov’è il limite della ‘normalità’ e sovente le vittime sono così ‘invisibili’ da non essere nemmeno ‘visti’ in quanto individui, figurarsi in quanto vittime. Pur partendo dalle donne, la riflessione si estende a tutti indistintamente, perché viviamo circondati di anziani, bambini, indigenti, malati che quotidianamente subiscono ‘violenze’ a vario titolo e in varia forma e che inconsapevolmente avalliamo non sapendo guardare o non volendo vedere.

Fermo restando che non è compito dell’artista quello di fornire soluzioni, crediamo che l’arte sia viva quando è pienamente integrata nel suo tempo e capace di vedere oltre ed in profondità. E’ viva quando sa generare domande, suscitare riflessioni nuove, fornire nuovi punti di vista, scuotere le coscienze in un’ottica di confronto e dialogo costruttivo di una società più consapevole e matura.’

Palazzo Marcotulli, la sede espositiva, sorge lungo il “decumanus maximus” della citta di Rieti, all’interno della prima cinta muraria, risulterebbe, allo stato attuale delle ricerche, essere stato inizialmente una “ casa torre sorta intorno al XIII secolo e via via modificata con aggiunte successive fino a circa il 1700. Nella carta di Rieti disegnata dall’architetto Martigny nel 1723 si può riconoscere tale palazzo dalla forma ormai molto simile all’attuale con la presenza di due fontane all’interno della corte di cui una è stata ritrovata nelle grotte sottostanti al palazzo, restaurata e ripristinata nella posizione originaria. Nella prima metà del 1700 il palazzo divenne proprietà della famiglia Marcotulli ed in tale periodo probabilmente furono fatti grossi lavori di ristrutturazione ed affrescati i soffitti con le classiche decorazioni dell’epoca. Recentemente il palazzo, che è sotto vincolo da parte della Soprintendenza per i beni architettonici ed ambientali del Lazio, è stato sottoposto a ristrutturazione e restauro conservativo prestando particolare attenzione a non alterare la struttura originaria eliminando anche alcune superfettazioni che erano state implementate nel corso del 1900.

La mostra sarà visitabile fino al 2 giugno 2008, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00. Numerosi gli eventi collaterali programmati (info Studio7.it tel.320.4571689). Catalogo in mostra.