Foto della Sabina, Moggio Reatino


Moggio Reatino


Moggio: tra storia e leggenda

Esiste una storia ufficiale di Moggio Reatino: quella desunta da testimonianze scritte custodite in vari archivi pubblici e privati e una versione personale che ci ha lasciato il compianto prof. Manlio Farinacci insegnante di Terni che ha condotto studi approfonditi sulla storia celtica, in Italia e all’estero.

Convinti di fare cosa gradita, riportiamo, in maniera disincantata, anche questo pensiero riconoscendo all’autore grande lucidità intellettuale, determinazione e tanto coraggio.

è noto che già alla fine dell'eta’ del bronzo gruppi di indoeuropei si erano insediati nel territorio a sud del tevere: la zona aperta e pianeggiante era chiamata latius (dal latino latus, cioè largo) e Latini i popoli che la abitavano. Queste popolazione come quelle dell' appennino, vivevano di pastorizia e di un' agricoltura molto primitiva. Pastori e contadini abitavano villaggi costruiti sulle alture, per ovvii motivi di difesa. In questo contesto si colloca la teoria del prof. Farinacci sulle origini della fondazione di Roma.

Egli afferma: che il reatino Varrone, nella sua "Rerum Rusticarum", parla delle popolazioni sabine della Valnerina, come possibili fondatrici della città di Roma. Più esplicitamente lo storico spagnolo Columella, in "De Re Rustica”; dice: furono i pastori "umbru" della Valnerina, nel periodo della transumanza sui colli laziali, a fondare Roma. La transumanza non avveniva al di là del Nera o del Velino (non c'erano i ponti) veniva praticata nella zona della sabina e precisamente nelle zone dei Prati di Stroncone e Moggio (Moggio paese ancora non esisteva).

E’ verosimile che dopo l’apertura della Cascata delle Marmore (M. Curio Dentato 290 a.C.) ed il conseguente prosciugamento della piana reatina iniziarono gli insediamenti umani verso i Prati di Stroncone. Il territorio di Moggio divenne allora un importante centro di transito di genti che effettuavano i riti pagani nella zona di confine conosciuta in gergo (ancor oggi) come zona de "Lu Treiu". Il termine, opportunamente scomposto in "lu-tre-iu", significa: le tre luci, ossia le tre posizioni del sole. Esistevano, tre terrazzamenti circolari, del diametro di circa 30 metri, in cui si effettuavano le danze in onore del sole, nei tre momenti del giorno: mattino, mezzogiorno e tramonto.

Il sole nasceva dalla piana di Rieti (l'aquitrino di Rieti). Per i celti di Carsulae (che hanno fatto la storia) era il dio Marmar. Una setta di sacerdoti romani facevano riti al dio Marmar che era "quello che nasceva". A ridosso dei Prati di Stroncone esiste il monte "Spergolate". Lo chiamano "spergolate" dalla contrazione delle parole "us-per-golau-elate", us=che, per=dolce, golau=luna , elate=luce, cioe': che dolce luce di luna. Cosi mentre di giorno al Treio si facevano danze in onore del sole, sul monte Spergolate, di notte, si danzava alla luna. Tradizione fantastica !

Il primo di agosto è il mese "dell'ugnasad" la festa del raccolto. Oggi come allora, vengono dalla Francia, Germania, Siberia si fermano a Stroncone e a piedi fanno il percorso Stroncone – Moggio fino al santuario di Greccio. Altri raggiungono con le macchine Cesi e sempre a piedi percorrono l'itinerario S. Erasmo – Torre Maggiore continuando una tradizione che dura da 2000 anni. Quando si chiede agli abitanti di Stroncone: che cosa fanno questi stranieri? rispondono: "fanno la via del perdono" in realtà fanno il percorso del paganesimo di una volta.

[a cura dell'Associazione "La Montagnola" www.montagnola.org]