Attività, Ciociaria... per tutti!



Un articolo sulla regione a sud di Roma di Michele Santulli

E’ inaudito come una delle regioni più antiche del Paese e quella sicuramente più ricca di avvenimenti storici costitutivi e fondativi, quella che ha dato capitali apporti di civiltà e di cultura all’Europa e all’Italia medesima, risulti da sempre quasi azzerata comunque emarginata e sconosciuta, per di più anche ai propri abitanti! Infatti chiedere a un pontino o a un frusinate o a un romano di Velletri o di Colleferro quale sia la sua origine e la sua patria originaria e identitaria, significa, di norma, ottenere riposte erronee o nessuna risposta.

Che cosa è dunque la Ciociaria, all’origine terra dei Volsci, poi Latium, poi Campagna di Roma, poi….? Accantonata la leggenda e il mito che pur hanno valore storico e che tramandano, in epoca remota, la presenza del Re Saturno e dei Pelasgi, poi secondo Omero la presenza di Ulisse davanti al Capo Circeo nelle braccia di Circe la maliarda e poi, secondo Virgilio, un po’ più a Nord, di Enea nelle braccia di Lavinia, ricordiamo che già all’epoca di Enea e cioè verso il 1300-1200 a.C., la regione, come raccontato anche da Virgilio, era popolata dai Volsci in gran parte del territorio, dagli Ernici, dagli Aurunci, dagli Osci e Ruffi e, da Sora in giù, dai Sanniti, popolazioni pacifiche dedite all’agricoltura e alle loro città.

A partire dai gemelli fondatori, figli di qualche pecoraio o di qualche contadino del luogo, tutte le vicende successive alla fondazione e grandezza di Roma sono strettamente connesse e collegate, talvolta perfino decise e realizzate, da umanità originaria di questa terra dei Volsci: la fondazione della Citta Eterna ai piedi dei Colli Palatino ed Aventino e tutto quanto prima e dopo, è avvenuto sulla riva sinistra del Tevere cioè nella terra dei Volsci: è qui, su quel sentiero che poi diverrà Via Latina e via Casilina, i futuri romani iniziarono i loro spostamenti e scaramucce e lotte per sottomettere le popolazioni locali, dedite ai loro lavori ed occupazioni, quindi pacifiche e per niente bellicose: ed è da queste città appollaiate sui monti, ormai negli anni successivi sottomesse e romanizzate, che sorsero quegli uomini che così significativi contributi diedero alla grandezza di Roma tra i quali Cicerone, M.Vipsanio Agrippa, Caio Mario, Giovenale, Attlio Regolo, L.Munazio Planco, Aulo Hirzio, Augusto stesso; i condottieri della famiglia Petreio da Atina, Caio Ponzio da Atina che umiliò i romani alle Forche Caudine, Aulo Plauzio pure di Atina che conquistò la Britannia sotto Claudio: il primo, e forse unico!, artista scultore che appare sulla scena fu Novio Plauzio, da Atina, autore della Cista Ficoroni: la storia è buon testimone pur non evidenziando specificamente tali interventi e vicende. E quanto avverrà nei secoli successivi fino ad oggi, tale processo osmotico e la scambievole compenetrazione si sono confermati e ribaditi presenti e attuali, quanto più quanto meno.

Il messaggio recato dagli umili monaci di Montecassino nelle loro peregrinazioni in tutta Europa è equivalso alla diffusione delle pietre fondamentali della civiltà occidentale cioè il messaggio della istruzione e della cultura, quello della pietà e della preghiera, quello del lavoro e della attività. I quattro papi ciociari del 1100 e del 1200 apportarono sviluppi ed evoluzioni clamorose quali, per velleità di supremazia, la lotta e l’annientamento degli Svevi e la chiamata degli Angioini ed Aragonesi, la invenzione della eresia e le persecuzioni micidiali contro gli ‘eretici’ cioè quelli che nutrivano concezioni differenti sulla religione e sulla moralità, la istituzione dei tribunali speciali, la famigerata Inquisizione che colpiva anche gli studiosi e gli scienziati; iniziò la lotta spietata avverso gli Ebrei e la creazione in tutta Europa del cosiddetto ‘ghetto’ cioè il confinamento della popolazione in un luogo isolato della città nonché la imposizione della famigerata ‘rotella gialla’ sul petto; scoprirono la teocrazia; istituirono a Roma la prima cosiddetta ‘ruota’ di raccolta dei figli di nessuno, la fondazione degli ordini monastici. E poi lo splendore di San Tommaso d’Aquino, la stampa dei primi libri in Italia sempre in questa terra, la scoperta delle prime parole del volgare italiano, innovazioni rivoluzionarie nell’arte tipografica quali il carattere corsivo, la punteggiatura, il formato tascabile, tutto in questa terra. La terra che chiamiamo Ciociaria divenne la culla inesauribile di preti fino ad oggi in tutte le gerarchie della Chiesa, anche le più elevate. E saltiamo gli altri secoli lasciandoli alla curiosità del lettore interessato che possono soddisfare con la lettura di “ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria Pride” e di “CIOCIARIA SCONOSCIUTA” e arrestiamoci al 1800, all’8 dicembre 1854 allorché Pio IX proclama il dogma della Immacolata: a San Pietro è affisso il solito quadrone che illustra la celebrazione e cioè la Madonna, il papa e la popolazione che assiste: e si nota che il popolo inginocchiato e orante sono solo ciociari nei loro vestimenti tipici! E tale fatto storico è ricordato ai posteri quando si entra nei Musei Vaticani dove, subito dopo le Stanze di Raffaello, si apre la Stanza della Immacolata Concezione affrescata con le immagini dell’evento e anche qui il popolo che assiste è rappresentato da una ciociarella che addita al pargoletto la immagine del Papa. Cioè gli abitanti di Roma sono i Ciociari, anche secondo le alte gerarchie, non solo dunque gli artisti. E ci arrestiamo qui, per conservare le energie per il prossimo appuntamento che sarà altrettanto eccezionale.

di Michele Santulli

La immagine:

F.Podesti: Stanza dell’Immacolata, Musei Vaticani