L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra di Alessio Santinon alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 3 dicembre 2022 alle ore 18.00, aperta al pubblico fino al 17 dicembre 2022 ore 10,30-12,30 con ingresso gratuito.
Alessio Santinon, nato a Camposampiero nel 1976 vive e lavora a Castelfranco Veneto. Artigiano di professione, ha conseguito la laurea in filosofia presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, discutendo una tesi sul colore nella Trattatistica d'arte veneta cinquecentesca, pubblicata a Verona nel 2010, con il patrocinio dell’Università Ca' Foscari. Ha frequentato corsi di formazione dedicati alla modellazione tridimensionale presso l'Università di Padova e il Politecnico di Milano. Ha seguito i laboratori dell'Associazione Calligrafica Italiana e approfondito le scritture antiche attraverso i corsi di paleografia dell'Università di Venezia. Tiene corsi legati alle tecniche calligrafiche tradizionali. Espone dal 2016 e nel 2019 riceve il Riconoscimento al Merito al Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo dionisiaco con mostra a Roma e pubblicazione di opera e critica in semiotica estetica nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online.
“Nel movimento dalla materia alla forma della scrittura e viceversa è l’arte poliedrica del Santinon, indice del profondo rituale di passaggio fra natura e cultura, physis e nomos. Il rituale della scrittura è un atto cosmogonico, che nasce dal ritmo e dalla ripetizione analogica e che colloca il dato naturale in un ordine culturale: la vita diretta nella riflessione metafisica.
L’artista apre il significato in uso comunitario e abituale della parola al magma dell’evento di senso, che nasce dall’incontro fra uomo e materia del mondo. L’arte del Santinon è paradigmatica, perché mostra oltre il quotidiano sapere usuale, a demolire il pregiudizio dell’abito del sapere.
È un movimento di formazione, “azione della forma”, un divenire dell’essere in trasfigurazione continua, emergente da una materia di comune continuità fra sé ed altro. Fra il luogo empirico e il luogo trascendentale husserliano, l’arte è volta ad un processo diveniente di significazione. L’articolazione del movimento di verità è un processo dialettico fra un carattere intensivo di senso ed uno estensivo di significato.
In un processo di perdita e di rinnovo di autocoscienza, l’artista è il custode epistemico che riporta il linguaggio alla casa dell’emozione della continuità al mondo e iscrive la vita nel teatro trascendentale della parola scritta, ma una parola ancora viva, una parola sensibile, primigenia, alchemica, classica, citata, poetica, musicale, metamorfica, in azione sismica sulla consuetudine del sapere: una parola custode e vestale del senso, a riaprire il processo di significazione, in nuove figure di sé e del mondo, nate da un principio coessenziale.
La scrittura si presenta in tutta la sua istanza ciclica etico-estetica, sulla porta carraia fra vita e sapere. La calligrafia è qui una nuova messa in opera teatrale, che rinvia alla verità di una coappartenenza, perché ognuno ha sempre da scrivere e da riscriversi, a partire dall’essersi compositivo mutuale. Il movimento della metafora è l’apis mellifera: la messa in opera della verità. È questa la morte e l’eterna rinascita della natura, nel luogo che rifonde e perpetua, che supera le definizioni, nelle azioni e nelle relazioni. L’artista svela nel fiore della vita i caratteri della lingua dell’universo, lo sviluppo molteplice dell’unità armonica della natura, alla sezione aurea di una divina proporzione, in un’intuizione che supera la coscienza.
Dalla fredda dimensione di coscienza, la parola viene condotta sulla soglia stessa della sua perdita, indietro, nella dimensione calda della pura sonorità, nella dimensione gestuale propriocettivamente tonica della forza e dello slancio, fino alla dimensione dinamica emozionale, all’inchiostro sanguigno, comune a tutti gli uomini. La parola è un’occasione di verità del mondo e un nuovo mondo che viene al mondo nell’ordito che intreccia i fili geometrici dell’essenza al sapere. La scrittura del Santinon lega le direzioni di un “nomina sunt consequentia rerum” ed un “res sunt consequentia nominum”. La pratica genealogica dell’artista è un atto etico: un rituale in divenire, che rifonda a nuovo senso la realtà di sé e delle cose.” (Critico d’arte, prof.ssa Fulvia Minetti).