IL CIELO RESPIRA L’ACQUA FA LA SABBIA, è la nuova Esposizione proposta dalla Galleria Alice Schanzer che sigilla il ritorno della curatrice Annarita Rossi a Sutri nella linea costante di impegno a favore della sopravvivenza della vera Arte, ma apre anche le porte, ad una sollecitazione verso una nuova frontiera dell'agire collettivo, che possa, anche tramite l'arte rispecchiare una maggiore consapevolezza interiore, in tempi di difficile decifrazione storica.
Un senso dell’arte che non abbia fini solo edonistici è ciò che ci si propone, in cui il coraggio dell’artista e la sua libertà di pensiero siano davvero in grado di unire le persone su un terreno comune di ricerca del senso profondo delle cose e non solo di suggestione estetica.
La coscienza rimasta imbrigliata nel trascorrere del tempo, l'abulia del pensiero critico paludato da un turbo materialismo ossessivo e rapace, l'ossessione di un 'Io' ipertrofico inconcludente e sterile, l’inquinamento inferto da decenni alle ragioni della vera cultura e dell'arte… è qui che l’arte può ridefinire l’orizzonte e promuoversi come svelamento ed apertura.
“Il cielo respira l’acqua fa la sabbia”, titolo evocativo di una ridefinizione della coscienza critica in cui l’Arte si fa' paladina di una Rinascenza delle ragioni basilari di convivenza umana con l’auspicabile fuoriuscita dalla profonda caverna di narrazioni dei mass media continue ed ancillari, sempre più pruriginose e insopportabili nella loro obsolescenza. Un’azione per cui l’arte possa come nel Rinascimento proporsi centrale nella Comunità a svolgere ancora una funzione ricognitiva che è sempre consistita nel riscotimento di un'ontologia sottesa: quella della grandezza dell'uomo e della nobiltà dell'azione umana prestata al dialogo, al confronto tra pari, solo in tal modo propensa a lasciarsi commuovere dall’incanto della creazione per cui, di nuovo rovesciando le cose, l'Arte sarà quell'ausilio paradigmatico che da sempre è stato in grado di salvare l’uomo dalla degradazione e dall'isolamento.
Se il cielo respira e l’acqua la fa la sabbia… ogni via è aperta in una riflessione poetica che porta in sé il senso di meraviglia, come fosse il rigurgito dell’incanto infantile nel momento della scoperta, aprendo sentieri nuovi o sentieri percorsi ma oscurati a lungo, luoghi sicuri dell’anima e delle sue ragioni.
Coro a più voci tra pittori, performer e poeti, diversi, ma uniti da uno stesso anelito di rigenerazione dell'Arte come veicolo possibile di una rivoluzione vera delle coscienze, da un senso dell’arte non edonistico e dal coraggio di addentrarsi in percorsi esplorativi inediti, ciascuna voce amalgamata all'altra come possono essere le voci di un coro gregoriano o come le varie specie di fiori selvatici di uno stesso giardino allo stormire dello Scirocco.
Poesia pittura performance fotografia, qualunque mezzo espressivo è qui presente a sentinella dell’essenza umana pericolosamente bersagliata in un'era storica al tramonto, sentinelle sui contrafforti del castrum, occhi che scrutano verso un mondo possibile di uguaglianza e ritrovata gioia e nel ritrovarsi collettivo.
Marcello Chinca, Annarita Rossi.
IL CIELO RESPIRA L’ACQUA FA LA SABBIA
Esposizione Collettiva
Artisti GIORGIO FIUME
ROSARIO GALATIOTO
GIANNI MANTOVANI
GIORGIA NAPOLITANO
ANGELO PRETOLANI
ENZO TOMASELLO
Special guest MOSTAFA KHOSRAVI
GALLERIA ALICE SCHANZER
Piazza del Comune 43, Sutri (VT)
Dal 16 dicembre 2023 al 31 gennaio 2024
Opening 16 dicembre ore 18.00
Curatrice Annarita Rossi
Testo critico di Marcello Chinca
Poesia di Simone Gallinari
BATTISTA di Simone Gallinari
Nell’aria verde Guardo gli occhi di un Dio in un uomo E’ un pastore Che significa guida saggia e amore Mangio la sua ricotta quotidiana E sorrido coi piedi sulla terra
Poesia che è stata spunto e sostegno ideale del percorso
CIELO di Giorgio Fiume
Cielo, orizzonte di misteri coperta dei nostri peccati, si dissolve in sconfinati alveari e distese d’antenne, tra azzurri sfumati e grigi inquinati. Dal suo manto stellato, appare la luna piena e poi piove, un pluvio d’oriente, sulle nuche di gente disposta a navigar ciabatte in pozzanghere di sabbia tra sguardi senza paura, mentre passa la vita ancora china, gobba, a cercare un’orma degna che permetta di amare senza errore.
L’UOMO DEL DOMANI di Marcello Chinca
Sono l'uomo del domani Quello ripiegato di solitudini, Quello frugale in tutto anche nel buttare le ceneri,
Quello travestito da invisibile, lontano dai transiti degli uomini, incatramato nel buco nero
Dove ogni senso frange senza un virgulto reciproco, che si e' vivi nel caso te lo esprimono gli occhi, di un cane, un asino, un cavallo,
Così pare che esistere abbia un nesso col mistero.
Un nesso che si auto divora gramo di rado si fa succulento..
Marcello Chinca
ZENZA TITOLO di Simone Gallinari
Terra e cielo, due porti umani, dove inesorabile circola il mistero che un uomo nuovo quanto mai schiavo soccombe, e al quale rinuncia protervo e impaurito. Ed è il mistero il simbolo infinito? Dove lo spirito è la ragione, e questo non ha né nomi, non ha divisa. Non hanno superbia da accesi scolari faziosi. Ed è tutto. Ed è un ballo non asservito, alla logica del bene e del male, alla logica della “istruzione” che uccide sapienza ed il collegare. Ed è l’istinto ed è l’errore così nutriente come l’errare. E’ umano, in un senso arcano, in un corpo trovato fra terra e cielo, che sente ancora, ancora è sentito. Uomo liberato dal senso morente di un uomo istruito. Uomo “liberto” Lo so questo è certo, finchè al potere ancora si oppone; perché il potere lo sai? Non esiste. Esiste lo sguardo di chi lo subisce.