Entrando ad Arpino da Sora-Isola sull’imponente muro di cemento che accoglie il visitatore, colpisce una grossa e variopinta scritta presente già da parecchi mesi: “YUDE”. E’ il termine di cui la Germania Nazista fu riempita: “Giudeo”, “Ebreo”, la stessa scritta che a partire dal 1938 apparirà pure sui muri italiani, la medesima che appare anche oggi in certi luoghi del globo, non solo Arpino.
Sorprende che ancora debbano essere in giro dei deboli di mente che bevono a certi bicchieri, gente pericolosa: in una società democratica tali soggetti non dovrebbero muoversi a piede libero.
Pochi ricorderanno il Presidente Kennedy che in piena guerra fredda dichiarava il 28 giugno 1963 allorché in visita a Berlino Ovest divisa in quattro settori: “Ich bin ein Berliner!” “Sono un Berlinese!” Entusiasta la reazione sia dei berlinesi sia del mondo in generale a tale pubblica dichiarazione del Presidente americano che si identificava con il tedesco di Berlino, dopo la guerra mondiale, a significare la sua comprensione e volontà collaboarativa.
“Io sono un ebreo” questa è la analoga dichiarazione perfino confessione che ognuno di noi dovrebbe essere così sensibile da pronunciare, quando il caso, a dimostrazione della propria libertà ed indipendenza di pensiero. Ma perché tanto odio da sempre e dovunque, dove più dove meno, verso questo popolo, il popolo eletto della Bibbia? Eppure non si sentirà mai che un ebreo abbia usato violenza verso qualcuno, nella storia della umanità, mai hanno reagito avverso le cattiverie e prepotenze: hanno solo subito e patito e enormemente sofferto. Rassegnati da sempre, preparati dentro di loro alla brutalità e alla angheria e al sopruso! Rassegnazione. Incredibile, senza nessuna colpa apparente, se non la loro presenza, come tutti i cittadini di uno stato qualsiasi, a esercitare i propri mestieri e professioni: è vero, appartati, diversi e dispersi, ”ebrei in casa ma cittadini fuori”, sempre ospiti e stranieri, sempre erranti: fedeli alla propria religione, quella di Mosé, e alla propria nazionalità, la terra promessa, agognata mai calpestata, e che sognano invece e sempre nelle loro preghiere, il ritorno a Sionne, a Gerusalemme, ritorno che non si realizza per la maggior parte, perché sin dall’inizio, dall’esilio babilonese, successivo alla distruzione del primo tempio di Gerusalemme nel 587 a.C., la loro natura, la loro struttura dell’anima comune a tutti, li spinge e li obbliga all’esilio, alla diaspora, alla trasmigrazione permanente, le valige sempre pronte davanti alla porta, perché è nella diaspora, nella fuga eterna, che si sentono liberi e realizzati e fedeli alla loro identità, a quel principio fondamentale, a quella ‘scatola chiusa’, che si nasconde dentro ad ognuno di essi. Le sofferenze, gli abusi, le umiliazioni, lo scherno e lo sberleffo, è il prezzo che sono pronti, rassegnati e preparati, a pagare, anche oggi che da pochi anni, dal 1948, avrebbero, non tutti, realmente e finalmente una patria e una terra, la terra del latte e del miele della Bibbia, la terra promessa. Ma perché, dicevamo, tanto odio verso questa umanità inerme e indifesa? I più feroci, se si possono fare distinzioni, sono stati i cattolici a Roma prima di tutto e poi in altre parti d’Italia e d’Europa, sin dal Medioevo: sono essi che hanno inventato, e diffuso, il ghetto e le inquisizioni e le efferate conversioni forzate e i marchi visibili da portare addosso, le famigerate rotelle gialle già dal 1100; ferocissimi gli spagnoli, cultori della purezza del sangue e della religione e della razza, che nel 1500 scacciarono tutti gli Arabi prima e poi centinaia di migliaia di Ebrei; saltando gli altri secoli, ancora più feroci i Polacchi, e non solo, che trucidarono migliaia di poveri ebrei addirittura nel dopoguerra allorché liberati dai campi di sterminio, tornarono ai paesi di origine! Una pagina nefanda della umanità, dopo l’olocausto nazista scientifico di quell’uomo ‘non-uomo’ che fu Hitler. E’ dentro di noi, gente normale, che ad un certo punto, per ragioni di fantasia e di immaginazione e di patologia pazzoide e criminale, si insinuano sentimenti e meccanismi di odio verso l’Ebreo che poi si diffondono, fantasie fatali e folli, senza appigli e motivazioni, solo meccanismi patologici, tutto, incredibile, sostanzialmente virtuale, fantasioso!
Oppressi e offesi, indicati come esseri inferiori, fatti oggetto di oltraggio quasi sempre da una feccia di umanità criminale, essi reagiscono, per sopravvivere, con la laboriosità e l’impegno massimi, per cui, pur se nicchia irrilevante numericamente, si distingue, dovunque nel mondo, in tutto quello che intraprende: i maggiori filosofi e scienziati, scrittori, i massimi direttori di orchestra e pianisti e violinisti, medici tra i quali famosissimi i dentisti, i più grandi finanzieri e banchieri, i più grandi mercanti d’arte, imprenditori e artigiani…sono tutti ebrei. Ma non è l’invidia al cospetto di tali successi mondiali a scatenare le mene assurde antisemite, a risvegliare le fantasie omicide e folli quasi sempre della feccia e, sostanzialmente, nemmeno l’Islamismo e il Cristianesimo: quale dunque la radice dell’odio? Migliaia di libri sono stati scritti e sceverati per interpretare e capire tali radici, la conclusione ultima alla quale si è pervenuti è: la paura! La radice dell’antisemitismo. Non dunque motivazioni religiose o politiche o economiche o sociali: la paura! E di che cosa? Del diverso, dell’altro, anche se simile a noi, come effettivamente è!
Michele Santulli