La prima coppia di alpinisti al mondo col maggior numero di Ottomila raggiunti
Il CAI di Rieti presenta Meroi e Benet, gli scalatori che rappresentano la bellezza interiore dell’Alpinismo
Stanno insieme da quando avevano 18 anni i due alpinisti friulani più forti d’Italia, coppia fissa sulle Alpi come sull’Himalaya. Nives Meroi e Romano Benet ne hanno scalati ben 11 di Ottomila, sempre insieme, senza bombole di ossigeno, senza l’utilizzo di portatori d’alta quota, senza campi fissi, quindi in puro stile alpino. Il CAI di Rieti organizza sabato 17 alle ore 17 presso la Sala dei Cordari (ingresso gratuito) un eccezionale incontro pubblico con loro, contenti di venire a Rieti perché in passato hanno prestato servizio nel Corpo Forestale dello Stato. Per la prima volta parleranno dei successi ma anche dei fallimenti che accompagnano le spedizioni in alta quota. La montagna è occasione di un confronto onesto con se stessi, è passione; ma la montagna è anche quella che insegna, che frena gli eccessi, che provoca cambiamenti interiori. “Io sono le montagne che non ho scalato” è il tema di questo evento speciale organizzato all’interno delle manifestazioni culturali di Montagne nel cuore del CAI, dedicate quest’anno alle donne e alla coppie alpiniste. Nives e Romano con l’ausilio di una spettacolare multivisione, ma soprattutto grazie alle loro riflessioni più autentiche, affronteranno dal punto di vista umano la loro leggendaria esperienza alpinistica: i primati ma anche i rovesci, come quella volta in cui sono stati costretti a rinunciare “per un soffio” alla vetta del Kangchenjunga, il loro dodicesimo Ottomila, perché Romano si è sentito male in quota. Dopo il trapianto Romano va molto meglio e la coppia tornerà a scalare insieme in Himalaya. «Sconfiggere il male è stata la nostra scalata più dura», dice Nives e riconosce che questa esperienza della malattia li ha fatti riflettere: anche la vita è una conquista che mette a dura prova quando devi scegliere che strada intraprendere, anche a costo di rinunciare ad uno scopo importante. Che poi, potrai riprendere con rinnovato slancio e consapevolezza interiore.
Ma si può andare in montagna “da donne”, c’è differenza, c’è una specifica sessualità nello scalare una montagna? “Questa è la mia sfida”, ha detto Nives in un’intervista. “Prendiamo il gergo che viene utilizzato in montagna: 'attacco' alla vetta, 'conquista' della vetta... sono parole maschili, militaresche. Quando mi chiedono di dire cosa provo quando arrivo in cima a una montagna, il mio non è mai uno sguardo di conquista, è uno sguardo che abbraccia. Non la vivo come una sfida alla natura, ma come una ricerca di un'armonia di me all'interno dell'ambiente. È una forma di appartenenza. Non intendo umanizzare la montagna, ma quando arrivi in cima ti rendi conto che è lei che ti ha lasciato salire. Arrivare in cima sano e salvo, e tornare giù, è solo questione di fortuna. La montagna ti insegna la responsabilità della tua vita e della vita altrui».
Le spedizioni di Nives e Romano sono viaggi in cui la parte alpinistica è solo una delle tante: il progetto, la partenza, il lento cammino per arrivare alla base della montagna, sono tutte esperienze che devono essere prima condivise. E conclude parlando dell’essere coppia: “Sono convinta che viverle separatamente non ti farebbe più parlare la stessa lingua. Viverle insieme, da due prospettive diverse, la mia di femmina e la sua di maschio, è sicuramente qualcosa che arricchisce sia il viaggio che l'esperienza del viaggio».
Per maggiori info www.cairieti.it