Altri eventi, Un Re, un Guerriero, un Eroe. La tomba 36 della necropoli di Eretum.A Fara in Sabina dal 7 novembre


Il reperto più straordinario in mostra è il trono in terracotta che fu depositato nella grandiosa tomba dedicata alla fine del VI secolo a.C. ad un Re di Eretum, del quale le fonti antiche non hanno tramandato il nome.

La mostra “Un Re, un Guerriero, un Eroe”, aperta fino al 14 febbraio 2010 nella Sala del Monte Frumentario del Museo civico archeologico di Fara in Sabina (RI), illustra il più importante ritrovamento avvenuto nella necropoli situata al 26 km della via Salaria, alla ripresa degli scavi nel 2001. In sette anni l’equipe di archeologi e ricercatori guidati da Paola Santoro, direttore dell’Istituto ISCIMA-CNR, ha completato lo scavo della necropoli di Colle del Forno, pertinente all’abitato arcaico della città sabina di Eretum.

Nella campagna di scavo del 2005 fu scoperta una tomba di grandi dimensioni, denominata con il numero 36, complessivamente lunga 37 metri, dotata di un corridoio d’accesso di 26 metri. La struttura, già individuata attraverso le prospezioni geofisiche, è apparsa subito straordinaria, non solo per le sue eccezionali dimensioni, ma anche per essere un complesso funerario formato da un ampio atrio scoperto dove si aprivano tre camere. Nella camera centrale il defunto, incinerato, era deposto in una cassa lignea, ornata da un velo ricamato in oro, sistemata in un unico loculo aperto sulla parete di fondo, ai suoi lati due calici in bucchero a cariatidi di un tipo già molto antico alla morte del personaggio ed evidentemente reliquie venerate di qualche antenato; il suo status sociale e politico è testimoniato dal trono in terracotta, realizzato su imitazione dei troni etruschi in bronzo del periodo orientalizzante, che insieme alle armi completava il corredo della camera di deposizione.

Nelle due celle laterali si trovava il resto del corredo: nella camera a sinistra era collocato il carro, i cui cavalli da tiro erano stati sacrificati e deposti davanti alla porta di questo ambiente sepolcrale; nella camera a destra quattro calderoni di bronzo di grande diametro, uno dei quali del raro tipo podanipter, contenevano altre offerte alimentari al defunto. Cinque anfore, di cui tre di provenienza dal Mediterraneo orientale, schiacciate dai corpi dei cavalli sacrificati nell’atrio, erano lì deposte probabilmente preziose non come contenitori ma per il loro pregiato contenuto.

Un secondo trono in terracotta, collocato sopra il tetto della tomba, ne segnalava la presenza ai posteri.

La tomba fu riaperta una sola volta per depositare una donna, su un letto in legno, lungo la parete destra della camera di fondo; questo intervento provocò il crollo del soffitto e di una parete della camera, che furono rappezzati in modo sommario.

Nel corso dei lavori di riapertura gli oggetti contenuti nella camera di fondo e nell’atrio furono infranti e in parte dispersi.

Tutti gli aspetti della deposizione originaria costituiscono una deviazione esplicita dalle tradizioni funerarie delle aristocrazie sabine dell’epoca, quando era venuta meno la consuetudine di deporre corredi nelle tombe, come si evince dalle testimonianze del periodo, in relazione all’influenza esercitata sui Sabini dai Romani e dagli abitanti di Veio che non accompagnavano i defunti con oggetti usati nella vita terrena.

Risaltano della struttura funeraria tutti i particolari: la tomba individuale, l’incinerazione, la presenza di materiali di corredo, tra i quali oggetti ormai desueti, come il carro e il trono, quest’ultimo di un tipo riservato da generazioni solo a divinità, eroi e altri personaggi sovraumani. Sono segnali degli onori inconsueti tributati al defunto, riconoscimento del ruolo che aveva ricoperto in vita: si tratta senz’altro di un sovrano, vissuto in un’epoca, la fine del VI secolo a.C., nella quale il crollo del sistema di alleanze su cui aveva poggiato la supremazia di Roma nella regione provocò un vuoto di potere propizio alla ricerca di nuovi assetti politici e istituzionali, talora sotto il segno di figure emergenti, che spesso paludano la novità del loro potere sotto il mantello di un recupero di tradizioni ancestrali. Quando questo re di Eretum venne a mancare, nessuno poteva ancora sapere che il suo successo sarebbe stato effimero, e la sua sepoltura assunse i toni di un rituale di culto eroico.

La mostra, organizzata dal Museo Civico archeologico di Fara in Sabina e dall’Istituto ISCIMA-CNR, a cura di Maria Luisa Agneni ed Enrico Benelli, si avvale di un allestimento innovativo, dove sono fondamentali per i moderni archeologi gli apporti della tecnologia applicata allo scavo quali la geofisica e la restituzione grafica, che ha permesso la ricostruzione della tomba con rilievi ad alta risoluzione. I visitatori potranno apprezzare la ricontestualizzazione del corredo e della sua complessa simbologia con le proiezioni del video.

La mostra è stata finanziata dalla Regione Lazio (Assessorato alla Cultura) nell’ambito delle attività per la promozione del Sistema Museale della Media Valle del Tevere (VATE) che comprende i Musei archeologici di Fara in Sabina e Magliano Sabina, ambedue dedicati alla civiltà dei Sabini del Tevere, i Musei naturalistici del Fiume di Nazzano e del Monte Soratte di Sant’Oreste e il Museo dell’Olio di Castelnuovo di Farfa.

Il 7 novembre a partire dalle ore 10,30, nella sala conferenze del Monastero delle Clarisse Eremite di Fara si terranno due conferenze:

Enrico Benelli (ISCIMA-CNR): La Tomba 36 della necropoli sabina di Eretum

Adriana Emiliozzi (ISCIMA_CNR): Il Carro del Re

La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti.

Fara in Sabina (RI), Sala del Monte Frumentario, Museo Civico Archeologico

Piazza Duomo 2 – Fara in Sabina (RI)

Dal 7 novembre 2009 al 14 febbraio 2010

Biglietto d’ingresso: intero € 2,50 - Gratuito fino a 18 anni, oltre i 60 e tutti gli studenti universitari.

Orario dal giovedì alla domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00.

Per gruppi e scolaresche anche altri giorni su prenotazione. Lunedì chiuso.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI tel. 0765 277321/2779244 FAX 0765/277321

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