Si apre sabato 10 ottobre 2009 presso Palazzo Marcotulli, in via Garibaldi 241, a Rieti, la mostra fotografica di Antonio Massimiani, ‘Come d’autunno’. La mostra, curata da Barbara Pavan, è inserita nella rassegna ‘FOTOGRAFIKA II’.
‘La poesia di Ungaretti “Soldati”,- spiega Massimiani - compagna di tanti momenti malinconici nella natura. Episodi di vita vissuta, esperienze vicine emotivamente, l’unione delle due cose. L’idea della realizzazione di un percorso iconografico che attraverso le foto b/n, simbolismo, interpretazione, mai rappresentazione reale del mondo, racconta con i segni, i simboli, il percorso emozionale-psicologico dell’uomo che suo malgrado viene a contatto con la realtà della morte. Esperienza questa che ci accompagna dalla nascita ma che ostinatamente teniamo in un angolo remoto e chiuso della nostra mente e della nostra psiche. Ma non esiste esperienza più universale e totalizzante della morte. Nonostante questo, l’esperienza dimostra il rifiuto di questo evento tanto che l’impressione finale è che la morte rappresenta l’ultimo vero tabù della società occidentale moderna. È interessante vedere le reazioni anche al solo parlarne, il rifiuto, la fuga. Eppure la vita mette tutti di fronte a questa realtà, ultima, vera, ineluttabile. Prima o poi la fuga viene preclusa. Quando ci troviamo faccia a faccia, senza schermi o scudi protettivi con questo evento il mondo conosciuto, le rassicuranti consuetudini, i pensieri orgogliosi svaniscono. Il lavoro fotografico svolto è questo. È il racconto della vicenda umana nelle sue varie e consecutive fasi di svolgimento. Parlare con persone diverse fa vedere che le storie sono più o meno sempre le stesse, vissute nella sostanza sempre nello stesso modo. Sembra quasi una strada già tracciata che ognuno, quando è il proprio turno, percorre. L’esperienza finale è uguale per tutti, le reazioni molto simili, il risultato finale sovrapponibile. Le foto in b/n, come negazione di ogni riproduzione documentaristica della realtà, attraverso le loro simbologie, anche in questo il poeta ci indica la strada, raccontano il percorso. I segni i simboli le allegorie ci rivelano stati d’animo, reazioni emotive. Il tutto si snoda in un continuo progredire: l’evoluzione iconografica è rappresentativa dell’andamento emotivo-psicologico. Dalla visibile iniziale caducità alla morte, dalla reazione inconsulta allo stordimento, dalla stanca malinconia alla luce della speranza. E poi il sogno salvifico.’