Altri eventi, Eventi a Montopoli di Sabina 1-3 agosto 2008. Miss Eleganza Lazio e proiezione Film in prima visione


<strong>Venerdì 1 agosto 2008 ore 21.30 a Montopoli di Sabina ci sarà la finale regionale per le selezioni di Miss Italia per l’elezione di MISS ELEGANZA LAZIO. La manifestazione di terrà presso l'Area Camper all'ingresso del paese.

Venerdì 1 agosto 2008, ore 21.00 Bocchignano di Montopoli di Sabina, proiezione del Film in prima visione:

Non Pensarci

Un film di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Caterina Murino, Paolo Briguglia, Dino Abbrescia, Teco Celio, Gisella Burinato, Paolo Sassanelli, Luciano Scarpa, Natalino Balasso. Genere Commedia produzione Italia, 2007 Durata 109 minuti circa.

Un chitarrista rock di 35 anni (Valerio Mastandrea), trasferitosi a Roma per sfondare, sbarca il lunario tra un concerto e l'altro sognando di incidere un disco. Ma i finanziamenti non arrivano e la crisi creativa incombe. La scoperta del tradimento della fidanzata è la goccia che fa traboccare il vaso e lo convince a prendersi una pausa di riflessione. Quale luogo migliore della natìa Rimini, da dove manca da quattro anni? Accolto a braccia aperte dagli apprensivi genitori, il nostro si imbatte però in un quadretto familiare tutt'altro che idilliaco: il padre, in pensione a forza per problemi di salute, non pensa ad altro che al golf lasciando all'esaurito primogenito (Giuseppe Battiston) la gestione dell'azienda di famiglia, che produce ciliegie sciroppate; la madre aggira la depressione frequentando discutibili corsi di autostima e fiducia nel prossimo; la sorella (Anita Caprioli) molla l'università per lavorare nel delfinario. Ma tra crisi di nervi, liti, frustrazioni e rivelazioni scottanti, la solidarietà familiare può ancora riservare qualche sorpresa.

Non pensarci di Gianni Zanasi fa l'effetto di un bicchiere d'acqua fresca in una giornata estiva. Ambientazione e trama non sono certo originali e rimandano a tanto cinema di insoddisfazioni e nevrosi familiari, per non parlare della crisi esistenziale del protagonista, già vista in mille declinazioni. Eppure due elementi riscattano il film dalla banalità e dalla "carineria" per farne un'opera a tratti ingenua ma sincera, divertente senza spocchiose ambizioni di spaccato sociale: il primo è la semplicità puntuale con cui è ritratta la vita di provincia, più vera ma perennemente in bilico sul baratro della noia e della disperazione; il secondo è l'ottima prova degli attori, dal tenero nevrotico Battiston allo scombinato Mastandrea, che non ha ancora perso il gusto di ribellarsi di Tutti giù per terra.

Sabato 2 agosto, ore 21.00 Pontesfondato di Montopoli di Sabina – Proiezione del film in prima visione “La ragazza del lago

Un film sull'Italia di oggi che indaga sul dolore e sulle dinamiche eterne dei rapporti umani

Un film di Andrea Molaioli con Toni Servillo, Nello Mascia, Marco Baliani, Giulia Michelini, Fausto Maria Sciarappa, Denis Fasolo, Franco Ravera, Sara D'amario, Heidi Caldart, Alessia Piovan, Nicole Perrone, Enrico Cavallero, Anna Bonaiuto, Omero Antonutti, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino. Genere Commedia produzione Italia, 2006 Durata 95 minuti circa.

Una giovane donna, annegata in un lago della provincia friuliana, viene rinvenuta nuda lungo la sponda. Sulla morte misteriosa di Anna, studentessa e giocatrice di hockey, indaga il commissario Giovanni Sanzio, padre ruvido e introverso di Francesca. Affetto da una dermatite atipica e dimenticato dalla consorte che soffre di una malattia degenerativa del sistema nervoso, Sanzio ricerca con passione metodica le ragioni pubbliche del delitto e quelle private della vita. Procedendo in un'indagine investigativa ed esistenziale scoverà l'assassino e il principio dell'ordine nel perverso sconvolgimento dell'omicidio.

È stato già detto ma è bene ripeterlo. Esiste il cinema mistificatorio di fiction e il cinema della realtà, non necessariamente nelle forme del realismo. L'opera prima di Andrea Molaioli appartiene alla seconda categoria, che annovera già adepti illuminati e illuminanti: Marra, Garrone, Sorrentino, Gaglianone. È evidente che i due approcci non si possono accomunare: il primo è intrattenimento, il secondo è riflessione critica, è cinema che anticipa criticando l'esistenza.

Tratto dal romanzo della norvegese Karin Fossum e sceneggiato dal questa volta "scompagnato" Petraglia, il film di Molaioli mutua i fiordi nei laghi della Carnia proponendo nella forma del giallo tematiche solitamente scartate dalla fiction consolatoria. Sopra un cinema che promuove frammenti di felicità senza prezzo, La ragazza del lago si impone e fa la differenza. Cimentandosi col cinema di genere, il regista romano gira un film sull'Italia di oggi, sulla provincia omologata tanto a nord quanto a sud. Nel Friuli rinato dalle macerie dei terremoti di crollo, tipici dei terreni carsici, restano sepolti i tanti personaggi, ugualmente colpevoli e ugualmente innocenti, personaggi che hanno una qualche mancanza, a cui è accaduto qualcosa che impedisce loro di essere pienamente. I loro disagi non sono quelli della classe media-borghese (adulterio, crisi di mezza età, ambizioni economiche), perché a Molaioli non interessa l'approccio sociologico o statistico alle cose.

Il regista lavora "in togliere", eliminando i dati di cronaca e tutto quello che avrebbe reso scabrosa la vicenda. Alla fine rimane la storia di un dolore insopportabile, formalizzato nelle convenzioni narrative e stilistiche del genere. Più il film si avvicina alle dinamiche profonde ed eterne dei rapporti umani, più riesce a fissare lo sfondo, la copertura, il dato quotidiano. La ragazza del lago rivela inoltre un lavoro di conoscenza e preparazione svolto a stretto contatto con gli attori. Su tutti le interpretazioni senza isteria di Toni Servillo, in grado di misurarsi con tutti i generi, le maschere e i registri, e Fabrizio Gifuni, troppo spesso confinato in ruoli indegni del suo talento, che possiede la raffinatezza della semplicità assoluta.

Domenica 3 agosto, ore 21.00 Montopoli di Sabina, piazza comunale– Proiezione del film in prima visione “Tutta la vita d’avanti

Regia di Paolo Virzì.

Interpreti: Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Elio Germano, Massimo Ghini, Andrea Mastrandrea, Micaela Ramazzotti,

Valeria Carnelutti.

Nel bel mezzo di una corale apertura onirica a suon di Beach Boys, la voce narrante di Laura Morante ci introduce cautamente nella favola nera di Marta, ventiquattrenne siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode, abbraccio accademico e pubblicazione della tesi in filosofia teoretica.

Umile, curiosa e un poco ingenua, Marta si vede chiudere in faccia le porte del mondo accademico ed editoriale, per ritrovarsi a essere "scelta" come baby-sitter dalla figlia della sbandata e fragile ragazza madre Sonia (interpretata con struggente intensità da Micaela Ramazzotti). È proprio questa "Marilyn di borgata" a introdurla nel call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di un apparecchio di depurazione dell'acqua apparentemente miracoloso.

Da qui inizia il viaggio di Marta in un mondo alieno, quello dei tanti giovani, carini e "precariamente occupati" italiani: in una periferia romana spaventosamente deserta e avveniristica, isolata dal resto del mondo come un reality, la Multiple si rivela pian piano al suo sguardo ingenuo come una sorta di mostro che fagocita i giovani lavoratori, illudendoli con premi e incoraggiamenti (sms motivazionali quotidiani della capo-reparto), training da villaggio vacanze (coreografie di gruppo per "iniziare bene la giornata") per poi punirli con eliminazioni alla Grande fratello. Un mondo plasticamente sorridente e spaventato, in cui vittime (giovani precari pieni di speranze come il fragile Lucio 2 di Elio Germano) e carnefici (Ghini e Ferilli, di nuovo insieme diretti da Virzì dopo La bella vita) sono accomunati da una stessa ansia per il futuro che si tramuta in folle disperazione. Non c'è scampo per nessuno all'interno di queste logiche di sfruttamento, e a poco servirà il tentativo dell'onesto ma evanescente sindacalista Giorgio Conforti (Valerio Mastandrea) di cambiare idealisticamente un mondo che difficilmente può essere cambiato.

Prendendo spunto dal libro della blogger sarda Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", Virzì esplora con gli occhi di Marta, attraverso il viso curioso della fresca Isabella Ragonese (per adesso solo una piccola parte in Nuovomondo), l'inferno di questo precariato con tutta la vita davanti; e lo fa con lo spirito comico e amaro che da sempre lo contraddistingue. Accentuando stavolta i toni tragicomici e grotteschi da commedia nera, il regista toscano dà vita a un'opera corale, matura e agghiacciante, che rivisita (attualizzandola) la miglior tradizione della commedia amara alla Monicelli, costruendo – grazie anche all'apporto del fido sceneggiatore Francesco Bruni – personaggi complessi e sfaccettati, teneri e feroci, comici e tragici a un tempo, ma tutti disperatamente umani e autentici. Con la stessa umiltà e onestà intellettuale di Marta, Virzì si muove tra le spaventose dinamiche del mondo moderno senza mai cadere nel facile giudizio, nel pietismo o – vista l'attualità del tema – nella trappola del film a tesi, mantenendo sempre in primo piano il suo amore per gli ultimi e una compassione per le sue creature disperate e perfide, figlie di una società malata, ma forse non ancora in fase terminale. E se Marta può ancora sognare un mondo migliore per sé e per la bambina cui fa da baby-sitter, un mondo che balla spensierato ascoltando i Beach Boys e si affeziona a una voce telefonica, tutto attorno resta un ritratto allarmante dell'Italia di oggi, che Virzì svela sapientemente sotto una patina di sinistra comicità. Un'Italia dolce e amara quella di Tutta la vita davanti, che commuove e angoscia lasciandoci con un groppo in gola, come quell'ovosodo che non andava né su né giù.