Spettacoli, Tuffatori: gente di coraggio n° 1, 2, 3, 4, 5



Nell'ambito del Festival Internazionale Quartieri dell'Arte, XXI edizione

QUARTIERI DELL'ARTE - XXI edizione

SCHILLER E MICHELANGELO A VITORCHIANO (VT)

Continua il viaggio fra teatro e arti figurative che il Festival Internazionale Quartieri dell'Arte propone quest'anno, con la collaborazione dell'Accademia Nazionale di San Luca, e la direzione di Gian Maria Cervo e Alberto Bassetti.

Giovedì 28 e venerdì 29 settembre (ore 21), nel complesso monumentale di Sant'Agnese a Vitorchiano (VT), è di scena, in prima assoluta, TUFFATORI: GENTE DI CORAGGIO N. 1, 2, 3, 4, 5 ispirato a testi di Friedrich Schiller e Jacopo Sannazzaro, con un omaggio al pittore Massimo Rao (1950/1996), che nelle sue opere combina, sempre con una visione originale e contemporanea, lo stile rinascimentale e quello classico, ispirato alla scuola nordica, manierista e preraffaellita. Il lavoro fa parte di EU Collective Plays! Project co-funded by the Creative Europe Programme of the European Union. Dramaturg, Anna Romano e Laurent Plumhans (Belgio), Maria Pia Selvaggio (Italia). Con Maria Cristina Mastrangeli, Orlando Cinque, Alessia D’Anna e alcuni giovani attori del Centro di Preformazione attoriale di Ferrara diretta da Massimo Malucelli in stage di formazione

“Tuffo fisico o virtuale, poco importa – dichiara Anna Romano, che firma anche la regia – è l’abbandono fiducioso e pieno di speranze al vuoto, alla sorpresa, al lasciarsi sorprendere, che conta. Il fiato sospeso, gli occhi aperti ad ingoiare tutto, cosa accadrà? E soprattutto, accadrà davvero? Dalla giovinezza alla maturità, cambiano le alture e cosi il tuffo: la misura del rischio, la forza delle passioni, le forme del desiderio, la storia dei corpi. Il tuffo come metafora del coraggio, passando per Schiller e Jacopo Sannazzaro in compagnia di Laurent Plumhans, Raven Ruell e consigliati da Maria Pia Selvaggio. Una storia d’amore insomma. E un omaggio a Massimo Rao, pittore straordinario, ancora un nemo profeta in patria”.

Sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre (ore 21), sempre nel Complesso di Sant'Agnese, debutta in anteprima lo spettacolo MICHELANGELO E IL PUPAZZO DI NEVE di e con Carlo Vanoni. Regia di Gian Marco Montesano. Collaborazione artistica e cura Giulia Basel. Elementi scenografici Elisabetta Gabbioneta. Video mapping Stefano Di Buduo. Voci fuori campo Giulia Basel, Umberto Marchesani, Massimo Vellaccio. Produzione Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale.

Il testo sembra mettere insieme una serie di aneddoti sulla vita di Michelangelo Buonarroti ma si rivela, nell’arco della sua evoluzione, un’analisi complessa della personalità di Michelangelo. Il titolo prende spunto da un fatto accaduto all’inizio della carriera del Buonarroti: dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, Michelangelo si ritrovò senza committenti e di conseguenza senza casa; pertanto, quando due anni dopo gli si presentò l’occasione di rientrare alla corte fiorentina, egli fu costretto a cedere al piccolo ricatto di Piero de’ Medici detto “il Fatuo”, figlio e successore del Magnifico, il quale gli commissionò una statua fatta, appunto, di neve. L’artista toscano, come intuibile, vinse la sfida realizzando un bellissimo pupazzo in un cortile di Via Larga a Firenze.

Lo spettacolo riporta Michelangelo Buonarroti “sulla terra”, togliendolo dalla dimensione mitologica e libresca che troppo spesso accompagna i grandi artisti del passato. Tra capolavori, aneddoti e fragilità, viene raccontato Michelangelo uomo e non solo l’artista che ha fatto grande la Firenze dei Medici e la Roma del secondo Cinquecento. Michelangelo dal carattere duro come il marmo e Michelangelo che si commuove, Michelangelo artista che combatte come un pugile sul ring anche quando le circostanze sembrano avverse. E non si arrende. Mai. Nemmeno quando s’innamora. In scena Carlo Vanoni, musicista, esperto d'arte e attore performatico, che entra ed esce dal personaggio, si accompagna con la chitarra elettrica e proietta immagini avvalendosi di tecnologie video, tenendo saldo il filo di una narrazione in grado di sovvertire i luoghi comuni e di stupire. Tutto questo per restituire ciò che Michelangelo era: il più grande professionista al servizio del potere, in un’epoca in cui il potere non poteva fare a meno dell’arte.