Uno spettacolo di contatto reale, di carne e scambio di calore, ma anche tra due cuori. Come scrive Eduardo Galeano, ci si può abbracciare anche senza toccarsi.
Isabella Mangani ha costruito un itinerario per mare — navigando su una barca fatta di canzoni, prosa e poesia — ma col pensiero a terra. In fondo quel che cerca ogni barca è un porto sicuro, due braccia aperte, una baia calma in cui gettare l'ancora.
Con i loro canti, i loro suoni e i personaggi che evocano attraverso le loro parole, Isabella Mangani e Stefano Donegà vogliono essere il vento buono che gonfia le vele, ma anche la brezza che sazia i polmoni di chi resta sul molo, ad aspettare chi è partito o ad accogliere lo sconosciuto. Il vento dei buoni presagi.
E allora lasciatevi sollevare da sonorità partenopee, lasciatevi soffiare dolcemente verso canti portoghesi, giudaico-spagnoli, italiani, arabeggianti e via, con tutta la forza dei venti oceanici più in là, verso il Sud America e poi di nuovo, sospinti da un vento levantino, verso luoghi vicini alle nostre terre. Respirate a pieni polmoni le emozioni che una chitarra o un bouzuki riescono a suscitare, immaginate i popoli e la loro storia, evocati da testi in tante lingue di cui non è essenziale capire il significato perché il senso è quello che darà loro il vostro cuore.
Come recita un bel proverbio occitano, il vento fa il suo giro. Tutto torna.
IN SCENA:
Isabella Mangani e Stefano Donegà