Spettacoli, "La parola che non sta in bocca, canzone di Duccio per chi canta e non canta in due", di D. Camerini


Una donna e un uomo formano il cast. Chi sono? Due presentatori? Oppure stanno dando vita ad un ridicolo, assurdo e inutile psicodramma che non riguarda solo le loro vite?

In bilico tra il varietà (ci sono canzoni e momenti danzati) e la conferenza scientifica, l'indagine sociologica, il reportage giornalistico, il parlare a suocera perché nuora intenda, l'autocoscienza di gruppo e la voglia di raccontare e immaginare mondi diversi ma fin troppo assonanti con questo che ci ha partorito; tutto per ragionare sulla parola che non esiste, né è mai esistita, e forse non esisterà mai: la parola che dovrebbe definire una volta per sempre il rapporto che si crea tra due persone che hanno scelto di essere in due.

Miti, musica, dialoghi, sketches, narrazioni, sono i tasti di uno strumento impossibile che procede parallelo all'impossibilità della materia che suona.

Un insieme di pezzi, insomma, visto che non riusciamo ad essere interi.